lunedì 30 maggio 2011

I film più belli [2]

Dopo M il mostro di Dusseldorf in questa nota continua l'analisi di lungometraggi sui serial killer.
Questa pellicola, incentrata oltre che sulle indagini anche sul rapporto tra i due protagonisti, all'uscita al cinema non mi aveva entusiasmato più di tanto.
Solo ad ulteriori visioni mi si è rivelato per il grande film che è.
Un ulteriore consiglio che mi sento quindi di dare a chiunque voglia immergersi nella visione di quest'opera d'arte è quindi di indugiare un po' non fermandosi alla prima impressione.

Il silenzio degli innocenti

Lcandina originale del film

Tratto dal romanzo dello scrittore statunitense Thomas Harris, pubblicato nel 1988, Il silenzio degli innocenti è un film molto coinvolgente dal punto di vista della trama e di grande impatto visivo.
La pellicola, girata nel 1991, ha vinto l’Orso d’oro per la regia al Festival di Berlino.
È stato inoltre il primo thriller a vincere quelli che da sempre sono considerati i cinque oscar maggiori: film, regia, sceneggiatura, attore e attrice protagonista.
Questa in breve la trama: l’Fbi non riesce a catturare uno psicopatico, soprannominato Buffalo Bill, che uccide giovani donne e poi le scuoia.
Viene incaricata dell’indagine la giovane Clarice Starling, recluta fresca d’accademia e ragazza coraggiosa, geniale e tormentata dalla morte del padre poliziotto.
Per risolvere il caso, Clarice chiede aiuto allo psichiatra Hannibal Lecter, un pazzo assassino e psicologo di notevole cultura detenuto, per aver mangiato i suoi pazienti, in una cella di massima sicurezza di un manicomio criminale.
Fra i due personaggi si stabilisce una gara di intelligenza, forza nervosa e oscuri segnali da interpretare.
Clarice, grazie a uno spunto di Lecter, trova la chiave giusta: una certa farfalla, trovata nella gola delle vittime, rappresenterebbe un desiderio transessuale del carnefice.
Grazie a quest’indizio, Buffalo Bill viene trovato proprio mentre sta per uccidere l’ennesima vittima.
Nel frattempo Lecter evade facendo una strage.
Una mattina Clarice riceve la telefonata di Hannibal; l’assassino si complimenta con lei e le annuncia nuove imprese e vendette da cannibale.
Capolavoro di Jonathan Demme, allievo del grande Roger Corman, Il silenzio degli innocenti è una delle pietre miliari dei film sui serial killer.
La tensione nel corso della pellicola non cade mai di tono e l’architettura della narrazione, di cui Demme tira le fila con grande capacità registica, lascia lo spettatore sulle spine per tutta la durata della vicenda.
Certe scene poi, come quella dell’uccisione di Buffalo Bill, della maschera da tortura medievale di Hannibal e della gara dialettica fra i due protagonisti sono indimenticabili.
Al di là della storia, inquietante per numerosi particolari feroci e animaleschi, un altro aspetto del film che colpisce è il rapporto fra Jodie Foster e Anthony Hopkins che procede e si sviluppa parallelamente all'indagine.
Lo psichiatra da consulente dietro le sbarre diventa il vero padrone del rapporto, spingendo il personaggio della Foster a confidarsi e a indagare nella sua stessa mente.
Una vera sfida tra due grandi attori, condotta a colpi di sguardi, espressioni ambigue, paure che sanno comunicare addirittura più delle parole, tanto che lo spettatore può in certi momenti sentirsi addirittura lui stesso preda di questo cannibale così abile a giocare con la mente umana.

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