venerdì 13 gennaio 2012

Cine Jazz&Blues [1]

In questa sede sono a parlare di un lungometraggio, opera di uno dei registi americani più rappresentativi dell'ultimo trentennio, che analizza la vita tormentata e la folgorante carriera di uno dei sassofonisti jazz più talentuosi che la musica statunitense abbia mai espresso.


Bird


Prodotto e diretto da Clint Eastwood e scritto da Joel Oliansky, “Bird” è un film del 1988 che narra la travagliata esistenza e l'opera del sassofonista statunitense Charlie “Bird” Parker passato alla storia oltre che per la sua tecnica eccelsa, che pochi sono riusciti ad eguagliare, come esponente e padre fondatore, insieme al trombettista Dizzy Gillespie, del be-bop, stile del jazz, eseguito in prevalenza da musicisti neri, che si sviluppa nei locali della 52ma strada della New York degli anni '40 del '900.
In questo lungometraggio, da cui traspare il grande amore di Eastwood per la musica, ricorrendo alla tecnica del flashback si racconta, nello spazio di poco meno di tre ore, la folgorante carriera, ma soprattutto la tormentata vita, di uno dei più grandi geni che la musica americana abbia mai espresso.
Vengono mostrati così allo spettatore, senza rispettare una cronologia temporale definita ma procedendo secondo libere associazioni in modo da non smitizzare una leggenda come Parker riducendolo a “semplice” uomo problematico, episodi salienti della vita del sassofonista statunitense come: i grandi successi musicali, la schiavitù di droga e alcol, il rapporto con la moglie Chan, interpretata da una superba Diane Venora, la morte di una figlia e un tentativo di suicidio tramite l'ingestione di tintura di iodio.
L'attore texano Forest Whitaker, famoso per aver preso parte, oltre a questa, a pellicole famose quali “Platoon” e “Il colore dei soldi” poi, sembra nato per interpretare il ruolo di Parker.
Con quella sua faccia perennemente imbarazzata e la figura imponente riesce magistralmente ad immedesimarsi nel personaggio e ad esaltarne l’umanità e l'estrema fragilità.
Contribuisce inoltre a dare drammaticità all'opera ed a simboleggiare la tragicità della vita del famoso musicista il contesto, dovuto alla fotografia di Jack N. Green, artista il cui nome è legato a doppia mandata all'opera di Clint Eastwood, quasi sempre notturno e piovoso orchestrato su una tavolozza cromatica cupa, raramente rischiarata come nelle sequenze delle nozze ebraiche a Brooklyn, una delle più belle del film, del funerale dell'artista, o nel capitolo solare e allegro della tournée del quintetto di Parker nel profondo Sud degli Stati Uniti.
Oltre al lavoro denso di phatos di Green sono da menzionare anche le meravigliose scenografie di Edward Carfagno e Thomas Roysden, che hanno ricostruito completamente in studio la 52ma strada della Manhattan degli anni '40, e le musiche del sassofonista e compositore Lennie Niehaus che, aiutato dall'elettronica, è riuscito a isolare gli assolo di Bird, a suo tempo incisi su disco, oltre a qualche inedito, e a inserirli in nuove cornici orchestrate per l'occasione.
A testimoniarne la bellezza e la particolarità di questa pellicola ci sono infine i numerosi premi che ha vinto.
Presentato in concorso al 41° Festival di Cannes, “Bird” è stato insignito del Grand Prix tecnico per la qualità della colonna sonora ed è valso a Forest Whitaker il premio per la miglior interpretazione maschile.
Diane Venora, attrice che interpreta la devota moglie del protagonista Chan Parker, è stata premiata come Miglior Attrice non Protagonista dai New York Film Critics mentre le musiche di Lennie Neihaus, che mescolano sapientemente le registrazioni dal solista di Charlie Parker a suoni di musicisti moderni, hanno meritato l'oscar per il suono.
Alla luce di quanto scritto quindi, si può affermare che la figura di Charlie Parker che emerge dal film di Clint Eastwood sia molto distante da quella dell'artista maledetto per cui è stato fatto passare e consigliare la visione di questa pellicola non solo agli amanti del buon cinema ma anche a quelli della musica jazz.

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