lunedì 17 settembre 2012

Chiamatemi Ismaele!

Omaggio all’ infelicità e all'irrequietezza attraverso uno degli incipit più sfolgoranti della letteratura mondiale di tutti i tempi, nella splendida traduzione di Cesare Pavese.


"Chiamatemi Ismaele. 
Alcuni anni fa – non importa quanti esattamente – avendo pochi o punti denari in tasca e nulla di particolare che mi interessasse a terra, pensai di darmi alla navigazione e vedere la parte acquea del mondo. 
È un modo che io ho di cacciare la malinconia e di regolare la circolazione.
Ogni volta che m’accorgo di atteggiare le labbra al torvo, ogni volta che nell’anima mi scende un novembre umido e piovigginoso, ogni volta che mi accorgo di fermarmi involontariamente dinanzi alle agenzie di pompe funebri e di andar dietro a tutti i funerali che incontro, e specialmente ogni volta che il malumore si fa tanto forte in me che mi occorre un robusto principio morale per impedirmi di scendere risoluto in istrada e gettare metodicamente per terra il cappello alla gente, allora decido che è tempo di mettermi in mare al più presto.
Questo è il mio surrogato della pistola e della pallottola.
Con un bel gesto filosofico Catone si getta sulla spada: io cheto cheto mi metto in mare.
Non c’è nulla di sorprendente in questo.
Se soltanto lo sapessero, quasi tutti gli uomini nutrono, una volta o l’altra, ciascuno nella sua misura, su per giù gli stessi sentimenti che nutro io verso l’oceano".

H. Melville, Moby Dick o la Balena, traduzione di Cesare Pavese.

Se volete ascoltare il brano originale letto dalla viva voce di Orson Welles:
http://www.youtube.com/watch?v=WnofetDttSw

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